Un weekend a Palermo. Cosa fare, dove andare e cosa mangiare.

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Qualche giorno fa il mio amico Mattia mi ha detto di avere organizzato un piccolo viaggetto per un weekend a Palermo e mi ha chiesto qualche consiglio. Ho subito deciso di fare per lui un vero e proprio programma di viaggio ben dettagliato. E quindi poi ho pensato che potevo approfittarne per farne un articolo del blog!

Le informazioni di base a mia disposizione sono: arrivo a Palermo giovedì 28 ottobre pomeriggio, partenza per rientrare a Milano lunedì 1 novembre di sera, alloggio vicino al Teatro Massimo, no mezzi propri.

Cominciamo dicendo che quattro giorni per vedere Palermo non sono tantissimi. La città è grande e ricca di bellezze. D’altronde, non tutti sanno che Palermo ha il centro storico più grande d’Europa! Inoltre un weekend a Palermo è soprattutto un weekend all’insegna del cibo… e per assaggiare tutte le prelibatezze nostrane in così pochi giorni occorrerà fare ben più di quattro pasti al giorno!

Palermo dall’alto

Quindi, caro Mattia, non ti spaventare, ma il programma per il tuo weekend a Palermo sarà piuttosto intenso ed impegnativo… Ma ti assicuro che andrai via con la voglia di ritornare presto.

Primo giorno – Mangiare e bere prima di tutto!

Partiamo dalle basi. Arrivati all’Aeroporto Falcone Borsellino per il vostro weekend a Palermo, prendete il bus per il centro città e scendete alla fermata di via Roma. In alternativa troverete anche dei taxi collettivi, molto comodi, che con solo un euro in più a testa rispetto al pullman vi lasceranno alla stessa fermata. Da lì poi proseguite a piedi verso l’alloggio.

Una volta sistemati i bagagli si sarà fatta quasi ora di cena. Scendete verso piazza Verdi e vi troverete davanti la prima meraviglia: il Teatro Massimo. Si tratta del più grande teatro lirico italiano, ed il terzo in Europa (dopo l’Operà di Parigi ed il teatro di Vienna).

Teatro Massimo

Proseguite adesso lungo Via Maqueda, strada storica di Palermo ed uno dei due assi principali della città che la dividono nei famosi quattro mandamenti.

Molto presto troverete alla vostra destra un vicolo, vicolo dei Giovenchi. Lì, sulla sinistra, c’è una piccola viuzza dove troverete la Trattoria al Vecchio Club Rosanero. Qui potrete cenare, ed è un ottimo battesimo per imparare a conoscere la cucina tipica palermitana, quella delle nonne. Piatti semplici e porzioni molto abbondanti. Lasciatevi guidare nella scelta, cercate di prendere comunque diversi assaggi… ma per quanto riguarda i primi ricordate di chiedere la mezza porzione, altrimenti non ce la farete! Si tratta di una trattoria molto alla buona dove spenderete al massimo 25 euro a persona ed uscirete molto sazi e soddisfatti!

Dopo cena, se non siete troppo stanchi, vi suggerisco di fare un’altra breve passeggiata nei vicoli verso piazzetta della Canna (ci metterete circa 5 minuti a piedi). Lì troverete il Malox, locale storico di Palermo. Chiedete di Peppino, andate al bancone e fatevi fare un cocktail, ma state ben attenti a non chiedergli un negroni o un moscow mule o nessun altro cocktail tradizionale: Peppino non è un barman… è un alchimista, fa i cocktail più buoni della città, ed è un personaggio molto estroso. Dà il meglio di sè se gli date giusto qualche indicazione sui vostri gusti, e poi fa lui! Se non c’è troppa gente vi affascinerà descrivendovi esattamente cosa fa, con un amore ed una presenza scenica degna di un attore. Senz’altro un’esperienza da fare!

A questo punto tornate verso l’alloggio.

Secondo giorno – Il centro storico ed il percorso arabo-normanno

Lo so che siete in vacanza, ma, se avete solo un weekend a Palermo, meglio non sprecare troppo tempo a dormire!

Uscite di buon mattino e fate subito colazione. Entrate in qualunque bar e chiedete un’iris o un cartoccio (roba fritta ricoperta di zucchero e ripiena di ricotta). Assolutamente imperdibile. Niente paura, camminerete abbastanza da smaltirla!

Ritornate verso il Teatro Massimo e percorrete nuovamente via Maqueda. Godetevi la passeggiata lungo questa via (completamente pedonale). Ad un certo punto arriverete in uno dei luoghi, a mio avviso, più belli di Palermo: i Quattro Canti.

i Quattro Canti

“I Quattro Canti propriamente detti sono i quattro apparati decorativi che delimitano lo spazio dell’incrocio. Realizzati tra il 1609 e il 1620[3] e sormontati dagli stemmi (in marmo bianco) reale senatorio e viceregio, i quattro prospetti presentano un’articolazione su più livelli, con una decorazione basata sull’uso degli ordini architettonici e di inserimenti figurativi che, dal basso in alto, si susseguono secondo un principio di ascensione dal mondo della natura a quello del cielo. I quattro piani di facciata risultano così decorati: al piano inferiore, fontane che rappresentano i fiumi della città antica (Oreto, Kemonia, Pannaria, Papireto); quindi, un ordine in stile dorico, contenente le allegorie dalle quattro stagioni (rappresentate da Eolo, Venere, Cerere e Bacco); l’ordine successivo, in stile ionico, ospita le statue di Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV; infine, nell’ordine superiore, le quattro sante palermitane, Agata, Ninfa, Oliva e Cristina, patrone della città già prima dell’avvento di Santa Rosalia (1624) e di san Benedetto da San Fratello (1652)”. (fonte Wikipedia)

Una recente curiosità su questo luogo: i Quattro Canti sono stati una delle location in cui è stato girato il recente spot della RedBull “Ciao Palermo, Monza is calling” in occasione del Gran Premio di Monza del 2021, che offre un bellissimo affresco della città.

Da qui, proseguendo dritto per pochi metri, troverete alla vostra sinistra Piazza Pretoria. Lì ci sono ben tre cose che meritano la vostra attenzione: Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, la Fontana Pretoria, ed il Convento di Santa Caterina.

Uno scorcio della Fontana Pretoria

La Fontana Pretoria è più comunemente chiamata a Palermo Fontana della Vergogna. Sono diverse le leggende che raccontano l’origine di questo nome. La prima, la più accreditata, vuole che il nome derivi dall’indignazione dei cittadini per i moltissimi soldi spesi per realizzare quest’opera, in un periodo di grande carestia per la città, e per questo la fontana era considerata un simbolo della corruzione e del malcostume dei governanti dell’epoca. L’altra leggenda, certamente più folkloristica e divertente, narra che le suore dell’antistante convento fossero turbate ed offese dalla vista delle nudità delle statue, tanto da organizzare degli atti vandalici per evirarle. Io naturalmente non so quale sia la verità… certo è che, come noterete, le statue della fontana sono tutte evirate!

Per il Convento di Santa Caterina vale certamente la pena di spendere un po’ più tempo per visitarlo. Aperto al pubblico solo dal 2018 (prima infatti era un convento di clausura in uso ed abitato), offre una delle viste più suggestive di Palermo. Per soli 10 euro potete fare il biglietto per il giro completo che vi permetterà di visitare sia la chiesa, che il chiostro, che i tetti.

Adiacente al chiostro, all’interno del convento, c’è una pasticceria dove troverete dolci fatti con le antichissime ricette delle monache del convento, che venivano venduti attraverso il sistema della ruota che permetteva alla monache di non entrare in contatto con il pubblico. Si narra che molti dei tipici dolci della pasticceria siciliana siano nati proprio in questo luogo, dalle mani di queste suore. Ed essendo arrivata l’ora dello spuntino, vi consiglio di assaggiare una delle famose “Minne di Vergine”, chiamate così proprio perché la loro forma ricorda un seno di donna, che potrete gustare all’interno del suggestivo chiostro.

il chiostro del Convento di Santa Caterina
una delle “minne di vergine”

Uscendo dal convento vi troverete in piazza Bellini. Lì soffermatevi qualche minuto ad ammirare la Chiesa della Martorana e la Chiesa di San Cataldo, entrambe patrimonio dell’Unesco nel sito seriale della Palermo araba-normanna, riconosciuto patrimonio dell’umanità nel 2015.

La chiesa della Martorana e la chiesa di San Cataldo

Tornate ai Quattro Canti e percorrete Corso Vittorio Emanuele, detto il Cassaro, verso la Cattedrale.

Troverete la Cattedrale di Palermo alla vostra destra. Lasciatemi dire che credo sia una delle cattedrali più belle del mondo. Davvero unica, perché, come per molti dei monumenti del capoluogo siciliano, è visibile, anche agli occhi non esperti, la varietà e diversità di stili che la contraddistinguono.

La Cattedrale di Palermo

Tanto è bella fuori, quanto invece spoglia dentro. Perciò, in tutta onestà, risparmierei tempo prezioso ed eviterei la visita all’interno.

Passate sotto Porta Nuova ed andate verso Palazzo Reale, o Palazzo dei Normanni. Già dimora dei sovrani di Sicilia, sede imperiale di Federico II, oggi è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Mosaici all’interno della Cappella Palatina

Il palazzo va assolutamente visitato, soprattutto per la presenza al suo interno della imperdibile Cappella Palatina. Il biglietto per il giro completo di palazzo, giardini e cappella costa 15 euro e vi suggerisco di acquistarlo online (anche poche ore prima) per evitare la coda in biglietteria. Potete farlo al link QUI.

Terminata la visita, se avete fatto tutto velocemente, e se siete davvero usciti di mattina abbastanza presto, dovrebbero essere più o meno le 14.30. Uscendo dal Palazzo vi troverete a Piazza Indipendenza, al centro della quale c’è un chioschetto, il Bar Santoro, dove potete fermarvi a mangiare qualcosa. Suggerisco di provare qualche pezzo di rosticceria, di cui lì dovreste trovare ampio assortimento. Da non perdere però il calzone fritto, la ravazzata o la rizzuola con la carne, ed il rollò con il wrustel. Non lasciatevi invece tentare dalle arancine, perché quelle sono destinate ad altra tappa.

Se foste un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, fermatevi al bar prima di entrare a Palazzo reale.

E poi da nessuna parte, neppure a Ravenna, ho visto mosaici simili. Nella Cappella Palatina, che dai pavimenti ai soffitti a volta è tutta d’oro, ci si sente come si fosse seduti nel cuore di un enorme nido, guardando gli angeli cantare.
(Oscar Wilde)

A pochi minuti a piedi raggiungete San Giovanni degli Eremiti. Resterete subito affascinati dalle caratteristiche cupole rosse, uno dei simboli più noti di Palermo. Anche questo sito vale senz’altro una visita. Il biglietto costa 6 euro e ci metterete giusto una mezz’ora.

Le cupole di San Giovanni degli Eremiti

A questo punto dovreste essere piuttosto stanchi, perciò è ora di rientrare presso il vostro alloggio. La passeggiata che vi porterà a destinazione sarà di circa 20 minuti.

Riposate un po’ e preparatevi per la cena.

Data la giornata impegnativa, meglio cenare in zona. Suggerisco Osteria Mangia e Bevi, davvero a due passi dal vostro alloggio. Anche qui troverete tutti i piatti tipici della cucina palermitana, ma in un ambiente meno spartano della trattoria della sera prima. Da non perdere il cacio all’argentiera e le braciole mangia e bevi che danno proprio il nome al ristorante. Resterete molto soddisfatti e dubito comunque che spenderete più di 30 euro a persona.

Adesso subito a nanna!

Terzo giorno – Finalmente il mare

Incredibile ma vero: oggi un po’ di relax (o quasi)!

Siete a Palermo da quasi due giorni ed ancora non avete visto il mare. Questa è la giornata in cui rimediamo: si va a Mondello!

Spiaggia di Mondello

Se c’è una bella giornata di sole, mettete il costume da bagno e portate con voi un telo mare. Anche se la temperatura non vi sembrasse propriamente estiva, non lasciatevi scoraggiare: probabilmente stando fermi in spiaggia sotto il sole potrebbe venirvi voglia di togliere i vestiti, meglio non essere impreparati a questa eventualità.

Uscite di mattina presto, direi verso le 9, ed andate sempre verso il Teatro Massimo. Da lì, anziché andare a sinistra verso via Mequeda, andate a destra imboccando via Ruggero Settimo. In pochi minuti a piedi arriverete ad una grande piazza, Piazza Castelnuovo, dove, alla vostra sinistra, campeggia il secondo grande teatro della città: il Teatro Politeama.

Teatro Politeama

Continuate dritto sulla stessa strada, che da questo punto prende il nome di via Libertà, una delle vie principali di Palermo, nota per i suoi palazzi liberty. Proseguito dritto fino alla piazza successiva, Piazza Francesco Crispi. Qui troverete il capolinea dell’autobus 806 che vi porterà a Mondello.

Attraverserete una parte della città più nuova e residenziale. Passerete davanti allo stadio Renzo Barbera, ed imboccherete viale Diana, la strada che attraversa il Parco della Favorita che è il polmone verde della città. Arriverete così in Piazza Valdesi, dove potrete scendere dal bus.

Godetevi la passeggiata sul lungomare fino arrivare allo “Stabilimento”, uno stabilimento balneare costruito in epoca liberty, a palafitta sul mare.

Lo “Stabilimento” di Mondello

Superato lo stabilimento scendete sulla spiaggia e godetevi il relax, rinfrancando occhi ed anima! Se il tempo lo consente, azzardate anche un breve bagno magari.

La spiaggia di Mondello all’Alba
La spiaggia vista dal mare
La piazza di Mondello

Rimanete lì fino ad ora di pranzo. Riprendete il cammino fino alla piazza principale di Mondello. Lì dietro troverete il ristorante Da Nicolò e Figli dove gustare un ottimo pranzo a base di pesce freschissimo. Qui spenderete un pochino di più rispetto alle trattorie dei giorni precedenti, ma credo che con 35 euro a persona dovreste cavarvela.

Usciti dal ristorante, andando verso destra, arriverete allo spiazzale di Piano Gallo dove potrete prendere il bus per rientrare.

Sulla via del ritorno, in via Libertà, fermatevi al Bar Aluia per mangiare un dolcino o una broche con il gelato.

Tornate in stanza e preparatevi ad uscire intorno alle 18.30.

Uscite e prendendo da via Roma, dirigetevi a Piazza San Domenico dove potrete ammirare l’omonima chiesa. Intrufolandovi per i vicoletti del centro, seguendo Via Giovanni Meli, vi ritroverete alla “Cala”, il porticciolo turistico di Palermo. Andate verso destra e costeggiate il lungo mare del Foro Italico. Lungo il percorso incontrerete: la Chiesa di Santa Maria della Catena; un murales alla memoria di Falcone e Borsellino; Porta Felice, una delle più antiche porte d’ingresso alla città; e costeggerete una parte delle antiche mura.

La Cala
Murales in ricordo di Falcone e Borsellino

Durante questa passeggiata, non potrà certo sfuggirvi Monte Pellegrino, il promontorio che sovrasta la città di Palermo e che ne è sicuramente uno dei simboli.

Monte Pellegrino visto dal Foro Italico

Arriverete così in Piazza Kalsa, cuore di uno dei quartieri più antichi di Palermo. Lì, oltre alla Chiesa di Santa Teresa, noterete, proprio all’incrocio della via che state percorrendo, una colonna di fumo. Questa è la vostra prima tappa. Il fumo proviene da una griglia dove vengono arrostite le “stigghiole”, uno dei classici street food della città. Non state troppo a domandarvi di cosa si tratti, chiedetene due stecche e una birra Forst, assaggiatele e vi sentirete in paradiso! Obbligatorio!

Nel giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. È il posto più stupendo del mondo […] Monte Pellegrino è Il promontorio più bello del mondo.
(Johann Wolfgang von Goethe)
la Chiesa di Santa Teresa
le “stigghiole”

Dopo aver fatto questo insolito aperitivo, non addentratevi alla Kalsa (questo farà parte del giro di domani), ma proseguite costeggiando il mare, fino a raggiungere il luogo della cena: il ristorante Molo Sant’Erasmo che si trova proprio sull’omonimo molo. Qui spenderete sicuramente un po’ di più, credo una cinquantina di euro a testa, ma sia il cibo che soprattutto la location, non ve ne faranno pentire!

Anche questa giornata è così giunta al termine. Ma vi aspettano ancora tanti altri meravigliosi luoghi da scoprire negli ultimi giorni di questo weekend a Palermo.

Piano B – In caso di pioggia

Per quanto vi abbia detto di non farvi scoraggiare dalla temperatura, discorso diverso invece è in caso di pioggia. Se piovesse infatti, Mondello è sicuramente da evitare. Non solo perché comunque non ve la godreste abbastanza, ma anche perché il sistema fognario di quella parte di Palermo fa sì che quando piove si allaga tutto, e diventa per questo anche abbastanza difficoltosa da raggiungere.

Che fare allora? Niente paura! le cose da fare e da vedere in un weekend a Palermo sono talmente tante che si fa presto a trovare un’alternativa.

Uscite e raggiungete Piazza indipendenza (dove c’è il Palazzo Reale). Da lì prendete l’autobus 389 che vi porta a Monreale, dove potrete visitare il Duomo.

Attenzione però: il Duomo di Monreale chiude alle 12.45. Perciò vi suggerisco caldamente di arrivare alla fermata di Piazza Indipendenza non più tardi delle 9.30. Non perché Monreale sia così lontano (anzi, una volta sul bus ci metterete circa mezz’ora), ma perché di autobus ne parte uno circa ogni ora e venti minuti, e poiché purtroppo siamo a Palermo, gli orari riportati sulla tabella sono da ritenersi nemmeno vagamente orientativi. Per questo bisogna recarsi alla fermata presto e pregare.

Una volta scesi dal bus, per raggiungere il Duomo, nella piazza centrale di Monreale, dovrete prendere una navetta gratuita, oppure fare due passi a piedi un po’ in salita.

Detta così pare tutto molto faticoso e vi starete già chiedendo se davvero ne valga la pena. Vi rispondo subito: sì, ne vale la pena!

Il Duomo di Monreale, anch’esso parte dell’itinerario arabo-normanno dell’Unesco, dall’esterno, a prima vista, è una chiesa come un’altra, abbastanza anonima. Quando entrerete però capirete. Ritroverete i ricchi mosaici della Cappella Palatina, farete una passeggiata in un bellissimo chiostro, e non dimenticate il giro dei tetti, dai quali ammirerete un panorama mozzafiato.

Mosaici all’interno del Duomo di Monreale
Una zona del chiostro del Duomo
Scorcio della vista dai tetti

Se volete fare le cose con più calma, ed evitare di dover fare scendere tutti i santi del paradiso mentre aspettate l’autobus, potete prendere un taxi, con il quale provare a concordare un prezzo “fisso”. In ogni caso credo che spendereste più o meno una ventina di euro a tratta. Non poco, ok. Ma forse ci guadagnerete in termini di tempo e di stress.

Il costo del biglietto d’ingresso è di 4 euro a persona.

Terminata la visita, pranzate lì a pochi passi, al Barrique. Troverete ampia scelta di salumi e formaggi siciliani, grigliate di carne e tanto altro.

Rientrate a Palermo.

Questo era il piano B per la mattinata del terzo giorno, nel caso in cui la pioggia vi avesse impedito di andare Mondello. Per il pomeriggio, invece, il programma resta invariato, perciò tornate al paragrafo precedente e ripartite da lì!

Quarto giorno – Ville e giardini

Ok, che bisogna uscire di casa presto ormai dovrebbe essere chiaro, ed anche questo giorno non fa eccezione! Avanti, march!

Uscite dall’alloggio, raggiungete via Roma ed incamminatevi verso Corso Vittorio Emanuele. Imboccatelo andando verso il mare. Poco prima di arrivare a Porta Felice vi ritroverete a Piazza Marina, una delle piazze più belle del centro storico palermitano. Siamo nel quartiere Kalsa. Al centro della Piazza si trova un bellissimo giardino, Villa Garibaldi, dove entrerete ad ammirare L’albero più grande d’Europa, una magnolia secolare alta 30 metri e con un tronco il cui diametro supera i 20 metri.

Il tronco della magnolia secolare di Villa Garibaldi

Attorno alla piazza, e nelle vie circostanti, troverete tantissimi palazzi storici e luoghi che meritano la vostra attenzione: Palazzo Mirto, Palazzo Abbatellis, Palazzo Steri, l’Oratorio dei Bianchi, Palazzo Butera, la Chiesa di Santa Maria della Pietà e la “Gancia” ovvero la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.

Proprio lì, in via Butera, si trova anche il Museo Internazionale delle Marionette, dove potrete ammirare anche i famosissimi Pupi Siciliani. Vale la pena visitarlo.

Pupi Siciliani all’interno del Museo Internazionale delle Marionette

Adesso raggiungete Piazza Kalsa ed imboccate via Spasimo, Dove troverete la cosa che forse più vi lascerà a bocca aperta: la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Certamente uno dei luoghi più affascinanti di Palermo.

Questo complesso abbaziale ha una storia lunga e travagliata. La sua costruzione è iniziata nei primissimi anni del 1500, ed inizialmente doveva essere una chiesa dedicata al dolore di Maria che “spasima” per le sofferenze del figlio in croce. Sopraggiunsero poi difficoltà di vario genere che allungarono i tempi ed alterarono il progetto iniziale. L’opera poi rimase incompiuta. Questo complesso, nel corso dei secoli, è stato adibito ai più svariati usi: dal 1582 è stato il primo teatro pubblico della città, nel 1624 durante l’epidemia di peste che colpì Palermo è stato un lazzeretto, in seguito è stato adibito a magazzino per le riserve di cereali della città, poi fu un ospedale, dopo la seconda guerra mondiale la chiesa venne utilizzata come deposito di materiale artistico proveniente da palazzi e chiese della città danneggiate dai bombardamenti.

Adesso ospita, durante l’estate, delle rassegne musicali.

Santa Maria dello Spasimo

L’ingresso alla struttura è gratuito, e merita assolutamente la visita!

Usciti dallo Spasimo vi ritroverete a Piazza Magione, dove sono ancora ben visibili i segni ed i danni dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Lì troverete la Basilica Magione, una delle più antiche chiese di Palermo. La sua costruzione infatti risale al 1191. Non sono sempre chiari gli orari di apertura, ma se riuscite, vi consiglio di entrare.

A questo punto raggiungete Via Lincoln, dove troverete la prossima tappa l’Orto Botanico! Il biglietto d’ingresso costa 6 euro a persona e potete acquistarlo QUI.

Ingresso dell’Orto Botanico di Palermo

Prima di entrare però, credo che avrete fame, considerando che saranno già passate le 14. Sempre su via Lincoln, poco più avanti (andando verso il mare), troverete il Bar Touring, dove finalmente potrete mangiare l’arancina! Non lasciatevi tentare dalle tante varietà di gusti: le vere arancine sono solo quelle alla carne o al burro, provatele entrambe!

Terminata la visita all’Orto Botanico, concedetevi una passeggiata nella villa adiacente, Villa Giulia. Al suo interno troverete, oltre ad altre magnolie giganti, anche una delle statue raffiguranti il Genio di Palermo.

Villa Giulia

A questo punto riprendete la via del ritorno costeggiando il mare. Ma rimane un’ultima tappa fondamentale. Arrivate alla Cala e raggiungete Porta Carbone, dove vi toccherà assaggiare il “pani ca meusa”, ovvero il panino con la milza. Approcciatevi con mente aperta e superate l’eventuale scetticismo: vi assicuro che è una delle cose più buone al mondo. Trattandosi nel vostro caso di una merenda, vi suggerisco di dividerlo a metà, giusto per provare… poi in caso ci sarà tempo per il bis!

Rientrate ora pure presso il vostro il vostro alloggio e riposate un po’ in attesa della cena.

Per cena, se non volete allontanarvi troppo, vi suggerisco l’Osteria Pane e Alivi oppure l’Osteria Lo Bianco. In entrambi i casi dovreste stare sotto i 30 euro a persona.

Se invece volete concedervi un’esperienza più raffinata, ma decisamente meno economica, andate da MEC Restaurant vicino alla Cattedrale. Oppure, se siete in astinenza da sushi, andate da Aiko dove fanno il sushi più buono del mondo, tanto che poi non riuscirete più a mangiarlo altrove! Sappiate però che qui spenderete almeno 70 euro a persona, ma ne vale la pena!

Quinto giorno – I mercati

E senza nemmeno accorgervene siete già arrivati al vostro ultimo giorno di questo lungo weekend a Palermo. Ci sarebbero ancora tante cose da fare e d vedere, ma il tempo non basta e vi toccherà ritornare.

Non potete però lasciare Palermo senza avere fatto un giro tra i colori ed i profumi dei sui mercati!

Uscite dall’alloggio, prendete via Roma ed arrivate a Piazza San Domenico. Da lì troverete l’ “ingresso” della Vucciria.

La Vuccira dipinta da Renato Guttuso

Il nome di questo mercato deriva dalla parola Bucceria, simile al volgare beccheria o al francese boucherie, che significa macelleria, da “becco”, il caprone che rappresentava l’animale macellato per eccellenza. Il mercato era infatti inizialmente destinato al macello (e in epoca angioina ne sorgeva uno) ed alla vendita delle carni. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura. Anticamente era chiamato “la Bucciria grande” per distinguerlo dai mercati minori. “Vuccirìa” in palermitano significa “Confusione”. Oggi, la confusione delle voci che si accavallano e delle grida dei venditori (le abbanniati) è uno degli elementi che, maggiormente, caratterizza questo mercato palermitano“. (fonte Wikipedia)

Ad oggi, tra i mercati di Palermo, è quello che ha perso quasi del tutto il suo aspetto e la sua funzione di mercato vero e proprio, discostandosi molto dall’immagine dello storico e famoso quadro di Guttuso che lo raffigura, ed è diventato soprattutto palcoscenico della “movida” palermitana. Entrando in Vucciria dopo le dieci di sera è difficile farsi largo tra la folla di ragazzi.

Suggerisco, in proposito di ascoltare una canzone di Alessio Bondì, giovane cantautore palermitano, che parla proprio della Vucciria.

Il pavimento del mercato è sempre bagnato, a causa dell’acqua che i pescivendoli buttano sul pesce per tenerlo sempre umido. Ed oggi forse anche per i fiumi di birra che scorrono durante la notte. Tanto che in palermitano si dice “quannu s’asciugano i balati ra Vucciria” (trad. quando si asciugano i mattoni della Vucciria), per dire di qualcosa che non si realizzerà mai!

Il Genio di Piazza Rivoluzione

Lasciate il mercato addentrandovi nei vicoli del centro. Passerete tra le vie dell’antico mercato delle spezie, i Lattarini, attraverserete Piazza Sant’Anna, Piazza Croce dei Vespri. Qui troverete Palazzo Gangi, una delle sontuose location del film Il Gattopardo di Luchino Visconti. A due passi da lì troverete Piazza Rivoluzione, dove troverete un’altra statua del Genio.

una bottega di via Calderai

Procedete aggirandovi per le vie, passando da via Calderai, i “quararara“, dove ancora oggi sopravvivono molte delle botteghe storiche che vendono bracieri, pentole tegami ed altri oggetti in rame e alluminio. Sicuramente una delle strade più caratteristiche di Palermo.

Procedendo da lì vi troverete dentro il mercato di Ballarò. Questo, rispetto alla Vucciria, è ancora molto più un vero mercato. Qui oltre i caratteristici banchi in cui si vende frutta e verdura, troverete moltissimi venditori di cibi cotti. Sbizzarritevi ad assaggiare alcune delle tante specialità di street food che non avete avuto ancora occasione di mangiare, come ad esempio il pane e panelle, lo sfincionello o il polpo bollito. Ma cercate di assaggiare un po’ di tutto, tanto questo darà il vostro pranzo.

Una bancarella del mercato

Uscite dal mercato e dirigetevi verso la Cattedrale. Da lì prendete via Papireto dove troverete il Mercato delle Pulci. Qui ci sono alcune botteghe di rigattieri, venditori di mobili usati ed antiquari.

Procedendo ancora, passerete accanto al Tribunale, una bruttissima costruzione di epoca fascista (come credo quasi tutti i tribunali d’Italia), e andate verso via Volturno. Lì troverete Porta Carini, la porta d’ingresso del Mercato del Capo. Tra i mercati storici della città, questo è senz’altro il meno turistico, e, per questo, probabilmente il più autentico.

A questo punto guardate l’orologio. Se pensate si sia fatto tardi andate verso il vostro alloggio che sarà a circa 10 minuti a piedi. Se invece avete ancora un po’ di tempo, come penso, vi resta un’ultima tappa.

Tornate verso il Tribunale ed imboccate Corso Finocchiaro Aprile. Girate poi a sinistra su via Imera. Lì troverete la Pasticceria Scimone, dove dovete assaggiare la “dita d’apostolo”, dei piccoli dolcini che fanno solo loro, ripeni di ricotta o pistacchio o cioccolato.

Proseguite e girate a destra du via Costantino Lascaris. Fermatevi al Bar Milleluci ed ammirate nelle vetrine la coloratissima frutta di martorana, pasta di mandorle a forma di frutta, tipica proprio del periodo dei Morti. Entrate e compratene un piccolo vassoietto da portare a Milano (si conserva tranquillamente a temperatura ambiente per diverse settimane).

Proseguite dritto ed arriverete così al giardino del Castello della Zisa. Anche questo è parte dell’itinerario arabo-normanno dell’Unesco. Se avete tempo, il Castello, merita la visita all’interno.

A questo punto vi trovate a circa 30 minuti di cammino dal vostro alloggio. In base all’orario scegliete quindi se proseguire a piedi o prendervi il lusso di un taxi (anche se con il traffico di Palermo dubito che ci mettereste di meno).

Andate così a riprendere i bagagli e dirigetevi alla fermata del bus (in via Roma all’altezza della Rinascente) che vi lascerà in aeroporto. Regolatevi di prendere il bus due ore prima rispetto alla partenza del volo. Quindi, in questo caso, prendetelo per le 18.30. A questo link potete consultare gli orari esatti ed acquistare i biglietti.

La prossima volta…

Purtroppo questo weekend a Palermo, seppur lungo, è già finito, e non c’è stato il tempo di vedere ogni cosa. Perciò, visto che sicuramente vorrete ritornare presto, vi lascio degli spunti per la prossima volta.

Chiese

Tra le chiese più importanti che avremmo dovuto assolutamente vedere, ci sono senz’altro il Santuario di Santa Rosalia, ricavato all’interno di una grotta su Monte Pellegrino e luogo di culto della Santa Patrona di Palermo, ed il Duomo di Monreale, con i suoi scintillanti mosaici, il chiostro, e la meravigliosa vista su Palermo dai suoi tetti.

La città è poi davvero piena di molte altre chiese che meriterebbero una visita. Ad Esempio:

Casa Professa (Chiesa del Gesù), Chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, Chiesa del Santissimo Salvatore, Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, Chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi, Basilica di San Francesco d’Assisi, Chiesa di Santa Cita.

Palazzi

Anche diversi palazzi storici, tutti molto belli, sono rimasti fuori da questo weekend a Palermo. Ne segnalo solo qualcuno: Palazzo Alliata di Pietratagliata, Palazzo Alliata di Villafranca, Palazzo Conte Federico, Palazzo Branciforte.

Musei

Con le tante cose che c’erano da vedere a Palermo, ho lasciato fuori tutti i musei, tranne quello delle marionette. Per quanto in città ce ne siano di bellissimi, in una prima visita ho pensato fosse meglio dedicarsi a girare la città piuttosto che chiudersi nei musei.

Ve ne elenco comunque qualcuno per la prossima volta: Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Riso, Museo Geologico Gemellaro, Museo delle Maioliche Stanze del Genio, Pinacoteca Villa Zito, la Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abbatellis.

Teatri

Una delle cose che certamente varrà la pena fare nella vostra prossima visita a Palermo, sarà andare a vedere uno spettacolo dell’Opera di Pupi nel piccolo Teatro dei Pupi della famiglia Cuticchio, storici “pupari” palermitani.

Inoltre la città è piena di teatri, grandi o anche piccolissimi, che andrebbero visti almeno una volta nella vita:

Teatro Stabile Biondo, Teatrino Ditirammu, Teatro Montevergini, Real Teatro Bellini, Regio Teatro Santa Cecilia.

Altri luoghi di interesse

Tanti altri sono i luoghi d’interesse del capoluogo siciliano.

Innanzitutto, per gli amanti del genere, le Catacombe dei Cappuccini.

Inoltre: il Ponte Ammiraglio, la Palazzina Cinese, la Cuba, Giardino Inglese, Villa Malfitano, Tonnara Florio, l’Albergo delle Povere, la borgata marinara di Sferracavallo.

La “movida”

Avendo pochi giorni a disposizione, e prevedendo quindi delle levatecce, vi sarete certamente accorti che in questo programma non ho incluso nulla per il dopo cena (ad eccezione del salto al Malox). Questo perché, per un mio gusto assolutamente personale, quando sono in viaggio preferisco svegliarmi presto e godermi la giornata, apprezzando i luoghi più belli alla luce.

Se per caso, invece, voi foste amanti della vita notturna vi segnalo che la cosiddetta “movida” a Palermo, si svolge principalmente tra i vicoli del centro storico. In particolare vi segnalo: la Vucciria, Piazza Sant’Anna, Piazza Rivoluzione e Piazza Magione.

Il cibo

Certo è che non sarete rimasti affamati mai. Però, se avete seguito alla lettera questo programma, direi che avete camminato abbastanza da smaltire buona parte di ciò che avete mangiato! Nonostante ciò, sono sicura che non sarete riusciti ad assaggiare tutto quello che ci sarebbe da assaggiare.

Perciò, oltre quello che già avete trovato nel programma di questo weekend a Palermo, vi faccio un piccolo elenco (sicuramente carente e parziale) di piatti imperdibili in città, per la prossima volta, o per guidarvi nella scelta su cosa ordinare e mangiare nei ristoranti/osterie.

Insalata di musso, frittola, sfincione, pasta con l’anciova, pasta con i broccoli arriminati, anelletti al forno, pasta con la glassa, pasta con le sarde, sarde a beccafico, involtini alla palermitana, zucca in agrodolce, cannoli, cassata tradizionale, cassata al forno, torta setteveli.

Per tutto ciò che non siete riusciti a provare, o per riassaporare qualcosa che vi è piaciuto, nella sezione “La mia Sicilia” di questo blog, trovate tante ricette che potete tranquillamente realizzare a casa, come, ad esempio, le Sfinci di San Giuseppe.

sfinci di san giuseppe
Sfinci di San Giuseppe
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Ultime considerazioni

Siete giunti alla fine del vostro viaggio, e spero che questa specie di “guida” vi sia stata utile.

Come avrete notato Palermo è una città piena di contraddizioni. La visione plastica ci parla della contaminazione di stili e culture delle numerose dominazioni che la città ha avuto: arabi, normanni, spagnoli, francesi… tutti hanno conquistato Palermo, vuoi per la sua posizione geo-politicamente strategica, vuoi per il suo grandissimo fascino. E tutti hanno lasciato qualcosa. Monumenti, chiese e palazzi, ma soprattutto abitudini, cultura ed influenze linguistiche.

Palermo mi sembrò una città al contempo splendida e decadente, il cui aspetto un po’ in rovina mi affascinò moltissimo. Ebbi l’impressione di una città molto diversa dalle altre città italiane, con una sua identità molto particolare e una bellezza tutta sua.
(Daniel Pennac)

Potrebbe essere tenuta meglio? Certamente! Palermo è sporca, è in molte parti decadente (anche se questo fa parte del suo fascino), c’è veramente troppo traffico, ed i servizi sono troppo carenti. Tutto questo per un concorso di colpa tra cittadini e amministrazione. Però c’è un fatto, alla fine, innegabile: Palermo si ama. Si ama e basta. Si critica, ci si arrabbia, ma si ama ugualmente. Come un marito che lascia i calzini sporchi sotto il letto o la tavolozza del water sollevata, ma poi è capace sempre di farsi perdonare.!

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